Parte Quarta | |
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2. Luis Mascarenhas Gouveia Dai...e dai...stupida serratura, non farmi perdere tempo...cosi’, brava, dai che ci siamo...che cazzo vogliono adesso queste due? Posteggiare proprio qui? Ma vaff...ecco, brave, andate da un’altra parte che e´meglio...ancora un attimo...cosi’, fatto...nessun allarme, bene. Stupidi turisti, lasciare un’ auto senza allarme nel centro di Lisbona. A quest’ora poi, bisogna essere davvero rincoglioniti. Vediamo il cassetto. Che cazzo c’e’ qua dentro? Una cartina, fazzoletti, pila...merda, non ci sono i documenti. E nemmeno il frontalino. Cos’e’ questo? Boh, meglio lasciare stare. Qua sotto? Compact disc, ottimo. Quanti saranno, 9, 10? Ok, questi me li prendo. E dietro? Ah, eccolo, l’avevo visto da fuori: un giubbotto di jeans, buono, questo non lo mollo per meno di 10 euro. Gli altoparlanti? Merda, sono incassati. Troppo lavoro. Un paio di occhiali da sole. Buono, via anche questi. Dovrei vedere nel bagagliaio...e’ troppo presto, c’e’ ancora troppa gente in giro, troppo rischio...meglio filare, per ora va bene cosi’, meglio che niente. Chi e’ quella vecchia? Che cazzo hai da guardare? Fatti i cazzi tuoi che e’ meglio, e’ meglio per tutti...Ok, calma, non correre ora, vediamo...compact disc, giubbotto, occhiali: dovrei fare sui 15 euro, forse anche 20...niente male per un lavoretto di 5 minuti, niente male...eh, eh...vorrei vedere la faccia di quello quando torna a prendersi la macchina. Idiota, cosi’ la prossima volta lo monti l’allarme, eh se lo monti. Dove sara’ Joaquim? Magari e’ da “O canto”. Se lo becco gli rifilo ‘sta roba. 20, 20 euro o niente. E che cazzo, sono io che rischio, mica lui! Altro che le solite cazzate “e’ roba difficile da piazzare”, queste sono cose di merda, le vende anche un bambino... “C’e’ Joaquim?” “No, non e’ ancora arrivato” “Merda...Rodrigues?” “No” “Vaffanculo a tutti e due. dammi una birra” “E chi me la paga?” “Io te la pago, chi vuoi che te la paghi?” “E con che soldi? Me ne devi gia’ due o te lo sei scordato?” “Ti ho detto che questa te la pago, non fare lo stronzo! Appena arriva Joaquim” “Si, buono anche quello...ma almeno lui paga quando beve” “Allora me la dai ‘sta cazzo di birra o no?” “Va bene, va bene...ma questa me la paghi, capito?” “Cazzo, t’ho gia’ detto che te la pago, cosa vuoi, un assegno?” “Toh, ecco la tua birra” “Se arriva Joaquim digli che sono la’ in fondo” Stronzo di barista, tutta ‘sta storia per una birra di merda, manco andasse in fallimento... “Allora, Luis, gia’ al lavoro?” “Gia’” “Non e’ un po’ presto?” “Un po’” “Beh, cos’e’, ti manca la parola oggi? Nervosino, eh? Ti serve qualcosa?” “No, non mi serve niente” “Eh, eh..ehi, Artur, sentito Luis qui? Non gli serve niente! Eh, eh...” “Cha cazzo vuoi da me, eh? Lasciami in pace” “Ehi, calma fratello, volevo solo darti una mano...ho sentito che Juan non ti vende piu’ niente” “Palle” “Palle, eh? Sara’...ma se ti serve qualcosa dimmelo, e’ arrivata roba nuova dal porto, roba di buona qualita’, che Juan se la sogna...” “E la vendi tu?” “No, io no, ci mancherebbe...ma so chi te la puo’ dare. Basta che paghi, chiaro no?” “Chiaro, si, chiaro...” Dov’e’ quello stronzo di Joaquim, quando non serve e’ sempre tra i coglioni e oggi...si, certo che mi serve qualcosa, certo che mi serve, ma devo avere i soldi, devo vendere quello che ho qui... “Ciao Luis” “Ciao” “Che c’e’ in quel sacco?” “Niente” “Hai rubato di nuovo” “No, t’ho detto niente” “Una volta o l’altra ti metterai nei guai, in guai seri. Eppure la conosci la prigione...” “Non hai niente di meglio da fare, eh? Perche’ non vai a suonare con la tua bella chitarra, eh? Vai, vai che e’ meglio” “Vado, vado...sono stufo di ripetere sempre le stesse cose...” “Appunto, bravo, vai a suonare, va’...!” Anche la predica adesso, la predica da uno che crepa di fame a suonare in mezzo alla strada, che stronzo...la prigione...tranquillo che non ci torno in prigione, qui ci rimango poco, basta un po’ di fortuna, un po’ di cervello e Luis sparisce da questa fogna, ah se sparisce! |
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3. Antonio Moura Mitelo Possibile che non capisca? Possibile che nessuno di questi ragazzi riesca a vedere al di la’ del proprio naso? Rubano, si bucano, tornano a rubare, sempre cosi’, fino a quando non li trovano stecchiti in qualche cesso pubblico. Vogliono fare il “grande salto”, pensano di essere piu’ furbi e poi si beccano una lama nelle costole...com’e’ possibile che non vedano come vanno a finire le cose? Anche Luis, eppure non e’ un ragazzo stupido, buttarsi via cosi’. Lo vedesse suo padre com’e’ ridotto, a calci in culo lo prenderebbe. Gabriel era un brav’uomo, sfortunato forse, ma almeno era onesto. Ricordo quando arrivo’ dalla Guinea, col suo portoghese incomprensibile. Diceva che laggiu’ si faceva la fame, parlavano del Portogallo come del Paradiso. Si, poi qualcosa e’ riuscito a combinare, ma adesso, guarda suo figlio com’e’. Lo so, so cosa pensano questi ragazzi: la predica da uno come me. Lo sento il disprezzo che si stamoa sui miei abiti, per loro sono un fallito che suona per la strada. E magari hanno anche ragione. Non mi fossi perso anch’io nei labirinti delle taverne, chissa’... “Sei arrivato, finalmente. Pensavo non venissi piu’” “Ciao Rita” “Sempre giu’ al bar, eh? Senti che puzza di vino, speriamo almeno che tu sia in grado di suonare!” “E piantala. Piuttosto, che hai fatto ai capelli?” “Perche’? Cosa c’e’ che non va?” “Niente, ma...ti fanno piu’ vecchia” “Piu’ vecchia un cazzo! Questo e’ uno stile anni ’50, ignorante! Ma sentilo il gentiluomo! E’ meglio che tu stia zitto, va’, accorda quell’accidente di chitarra piuttosto! Piu’ vecchia...” Anni ’50...sara’. Triste non accettare il trascorrere del tempo. E stupido io a fare certe osservazioni con Rita che da quest’orecchio non ci vuole sentire. Strana donna. Suoniamo insieme da un paio d’anni e ancora so cosi’ poco di lei. Ogni tanto salta fuori con quella storia del figlio che lavora in Germania. Ma quando le chiedo qualcosa cambia discorso. L’unica cosa certa e’ che qui e sola. Almeno credo. Pero’ non canta male, la voce non le manca, e con i turisti qualche soldo lo si rimedia sempre, anche se... “Beh? Ti sei gia’ addormentato? Vuoi iniziare o no?” “C’e’ ancora poca gente in giro...” “Tu attacca, tranquillo, che quando sentono un po’ di bella musica arrivano come mosche!” “Con quale iniziamo?” “Ogni sera la stessa stupida domanda, con quale iniziamo. Con “Barco negro”, con che cosa vuoi iniziare?” “Va bene, va bene...” |
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4. Luciano Freitas da Costa e Jose’ Cardoso Castilho “Non suonano male, eh?” “Beh, insomma...cosa prendi?” “Ma, per me un’insalata mista e da bere un’acqua naturale. Ma hai visto che capelli quella che canta?” “Si, sembra Amalia...pero’ non canta male, dai” “Sara’...comunque, ti dicevo, no, non sono d’accordo, nel senso che qui in Portogallo ancora non puoi parlare di razzismo, almeno non come avviene in altre parti del mondo dove la situazione e’ seria, molto piu’ seria” “Cosa? Ma scherzi? C’e’, c’e’ razzismo, altro che. Ti faccio un esempi: quando mi ero presentata per il lavoro alla Beckett sai quanti africani c’erano? E sai quanti ne hanno assunti? Te lo puoi immaginare. E’ cosi’, non c’e’ nulla da fare, questo e’ razzismo” “No, non e’ vero, non e’ razzismo, semmai e’ paura. Ma scusa, quando ti scassinano l’auto a cosa pensi? Pensi che sia stato o un drogato oppure un nero. E perche’? Perche’ sono sempre loro” “No, scusa, questo e’ quello che pensi tu” “Ah, adesso non sono loro...e chi sarebbero, scusa? O i neri o qualche tossico” “Ma non puoi generalizzare, e’ come dire che tutti i bianche sono buoni e tutti i neri sono ladri” “Ma io non dico questo, ci mancherebbe, ci sono buoni e cattivi dappertutto. Prendi i tossici, per esempio: quanti di loro sono bianchi? Parecchi, senza dubbio. Pero’ insieme a loro ci sono sempre questi africani oppure qualche brasiliano” “Dai, lo vedi? Sempre a classificare: drogati, neri o brasiliani. Se sparisce un portafoglio ti trovi davanti un nero e un bianco, non dico un tossico, dico una persona normale, tu cosa pensi? Pensi subito che sia stato il nero. E non e’ razzismo questo? “Senti, i fatti non si cambiano, basta che leggi i giornali, quello che scrivono: sempre gli stessi, africani, brasiliani, ogni tanto qualche romeno, ma sono pochi. Ma lo sai che piu’ della meta’ di quelli che si trovano in carcere sono neri?” “Si, ma tanto poi escono quando vogliono” “Ahahah, hai letto di quelli che hanno scavalcato il muro a Coimbra durante il pranzo? Roba da matti...comunque, ti dicevo, basta che fai un salto lungo la strada di Sintra: prova a passare in posti come Buraca, Damaia, Amadora, prova a passarci di notte magari, poi vedi che spettacolo. Gia’ sei fortunato se non ti ritrovi con un coltello nello stomaco” “Si, ma ti ripeto: non puoi generalizzare: io ho gia’ lavorato con alcuni neri e ti posso dire che sono persone normali, mai avuto problemi. Non puoi generalizzare” “Io non generalizzo, ma se la cercano! Non dico che siano tutti male, pero’ quello che succede e che magari quei pochi rovinano tutti gli altri, pregiudicano tutti gli altri, non sai piu’ di chi puoi fidarti. Guarda, tu mio padre non l’hai mai conosciuto e sai perche’? Perche’ e’ stato ammazzato in Angola” “Si, questo me lo avevi detto” “Ecco, vedi: e’ stato ammazzato e non era neppure militare. Aveva passato una vita intera li’ in Africa, aveva sempre lavorato sodo, e poi cosa si e’ ritrovato? Una pallottola in fronte, questo e’ quello che gli hanno dato come riconoscimento!” “No, senti, mi spiace per tuo padre, ovvio, pero’ un po’ ce la siamo andati a cercare...li abbiamo dominati per 500 anni, li abbiamo sfruttati, poi hanno voluto la liberta’, questo mi sembra chiaro” “Sfruttati? Ma dove? Gli abbiamo costruito strade, scuole, ospedali! Ti sembra sfruttamento questo? Quando siamo arrivati li’ vivevano ancora all’eta’ della pietra e poi ti vengono a parlare di liberta’, ma quale liberta’! Paesi come la Gran Bretagna, la Spagna, quelli si che sfruttavano le colonie, ma noi, altro che, alla fine cos’abbiamo guadagnato? Guarda quel ragazzo la’, per esempio” “Perche’, cos’ha?” “Ma lo vedi come si veste? Treccine, roba di marca, tu pensi che lavori uno cosi’? Nemmeno mio figlio si veste con roba di marca, quel nero , invece...” 5. Fatima da Silva e Emerson Jesus da Silva “Ciao” “Ah, eccolo!” “Non cominciare, eh?” “Non cominciare? Comodo, non é vero? Tutto il giorno a perdere tempo e quando arrivi a casa tutti zitti? Bello, vero? Intanto gli stupidi sono qui a farsi in quattro per te, vero?” “Si, va bene...” “Va bene cosa? E’ questa la maniera di parlare a tua madre? Ma cosa credi, che mi vada a divertire tutto il giorno? Li vedi questi? Sai cosa sono? No che non lo sai, come fa a saperlo lui? Calli, si chiamano calli, figlio mio, e a te non vengono di certo, stai tranquillo! Oh? Mi senti almeno quando parlo?” “Si ma’, ti sento” “Mi senti? E allora cosa aspetti a darti da fare? Perche’ non ti trovi un lavoro come le persone normali?” “Lo sai che lo cerco il lavoro” “A davvero? E come lo trovi al bar un lavoro? E com’e’ che ti vesti cosi’ adesso, eh? Dove li trovi i soldi, me lo dici? Prendi tuo fratello...” “Ecco, ci mancava il fratello adesso” “A non ti piace sentirlo, vero? Intanto lui é andato a trovarselo il lavoro, non é rimasto qui a perdere le giornate come fai tu, altro che! In Francia se ne é andato e ringrazia il Cielo perché se mangi qualcosa é anche grazie ai soldi che ci manda! Credi che potremmo vivere con i soldi del mio lavoro? Ma cosa credi, che si guadagna tanto a fare le pulizie? In Francia se ne é andato, roba da pazzi, nemmeno vuole sentirselo dire ed intanto campa grazie ai suoi soldi! Non ce la faccio piu’, basta, un giorno a l’altro sparisco e poi venitemi a trovare, vedrai com’é facile! Ci fosse ancora tuo padre almeno, lui ti farebbe rigare dritto...” “Si, davvero, bella idea la sua quella di venire in Portogallo!” “Cosa? Cosa dici? Ma che razza di figlio mi ritrovo? Ma non ce l’hai un po’ di vergogna almeno, nemmeno un briciolo di rispetto per tuo padre? Cosa credi, che se fossimo rimasti a Capo Verde vivremmo da signori? Ma non vedi le assurditá che dici? Di’ un po’, da dove vengono quei quattro imbecilli dei tuoi amici che ti ritrovi nel bar, eh? Da dove vengono? Dalla Germania? Vengono dall’Angola, dal Mozambico, da Capo Verde come noi! E non ti chiedi il perché, vero? O preferisci non chiedertelo? E´piú comodo fare finta di niente, vero? Intanto tuo fratello se ne stá a 2000 chilometri e io mi alzo alle cinque di mattina per spaccarmi la schiena! Ma lo sai quante ore faccio? Cosa credi, che mi diverta? Lo sai quanti anni ho? Cosa fai? Dove vai adesso? Ah, te ne vai, vero? E’ piu’ comodo, eh? Bravo, bravo, tornatene al bar, vai dai tuoi amichetti, vai...” |
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