Parte Seconda
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1. Pierre Xavier

Che ci vado a fare sulla teleferica? Boh? Mi dicono “Vai alla Zona Expo’, vedrai che ti piacera’!”. E cosa mi dovrebbe piacere qui? Non c’e’ niente. Un centro commerciale, tanti bar, questa teleferica. E il fiume. Che poi non sembra neppure un fiume tanto e’ largo e fermo. Quanto all’odore poi, lasciamo perdere. Speriamo che le cabine abbiano l’aria condizionata. Ma si, figurati...
“Un biglietto, per favore.”
“Solo andata?”
“Si, grazie.”
“Due euro e mezzo”
Alla faccia! Due euro e mezzo per 10 minuti di teleferica. Certo che li spremono bene i turisti qui.
“Faccia attenzione, la cabina non si ferma...prego, si sieda, ecco cosi’, buon divertimento!”
Si, buon divertimento...me lo auguro, per 16 Franchi...guarda quanta gente di sotto. E non e’ neppure un sabato o una domenica. Si vede che non hanno proprio niente da fare ‘sti portoghesi. Passeggiare lungo un fiume immobile e maleodorante, con tanto di petroliere. Mica vuoi la Senna, ovvio che no, ma qui e’ quasi il nulla assoluto. E’ sempre cosi’, ogni volta che torno a Lisbona rimango sempre un po’ deluso. Il fado, l’atmosfera romantica, le stradine della parte vecchia: mi ritaglio uno spazio di tempo, giusto qualche ora prima di tornare all’aeroporto. Ma non trovo mai quello che cerco. Prima o poi imparero’ che quella Lisbona non esiste piu’, si e’ fermata nelle locandine delle agenzie di viaggio. Qui e’ rimasto il caos, con ‘sti portoghesi che non cambiano mai, sempre in ritardo, sempre imprecisi. Una volta o l’altra mi faro’ trasferire. E’ vero, sono stato io a chiedere di essere il responsabile aziendale per questa regione, ma mica ho firmato a vita. Magari un posto un po’ piu’ vicino a casa, tipo il sud della Germania...un po’ di tedesco lo mastico, dopo tanti anni di servizio un trasferimento dovrebbero concedermelo...dicono che le origini non si dimenticano, dicono...sara’ anche vero, ma in fondo e’ stato mio padre ad emigrare, mica io...e piu’ ci penso piu’ mi convinco che abbia fatto bene...guarda quei cantieri la’ in fondo, bella vista davvero...dovrebbero viverci con il turismo qui invece di lasciare che tutto vada in malora. Che? Gia’ arrivati? Complimenti, gran bel servizio! Vediamo di scendere senza cadere almeno...
“Stia attento...cosi’, bene.”
“Senta, non c’e’ altro da vedere qui nei dintorni?”
“Mah, non saprei...e’ gia’ stato al centro commerciale?”
“Si, gia’ visto, grazie.”
“E l’acquario?”
“Quale acquario?”
“Quello la’ in fondo. E’ davvero un bell’acquario, e’ molto grande. Se ha un po’ di tempo glielo consiglio. Se le piacciono i pesci, chiaro!”
E ride. L’acquario. Un po’ di tempo. Si, c’e’ l’ho un po’ di tempo, non molto, ma un po’ me n’e’ rimasto, tanto per dare un’occhiata...



2. Joao Miguel Costa

“Beh? Cos’e’ questa storia? Non ti piacciono piu’ le sardine adesso? Le hai sempre mangiate! Stiamo invecchiando, eh? Eh, il tempo passa per tutti amico mio, anche per gli squali! Sarai mica malato? Domattina sara’ meglio chiamare il dottore, che ne dici? Una visitina non fa mai male, specialmente alla tua eta’...”
Mi guarda con quegli occhi fissi, inespressivi. Ma sembra che capisca, sono sicuro che capisce. Sono anni che mi vede, anni che gli parlo. Parlo con tutti gli animali dell’acquario, senza distinzione. Altro che stupidi, capiscono, eccome se capiscono. Dicono dei delfini. Si, va bene, begli animali, molto socievoli. Ma i pinguini? E gli squali? Mi fanno ridere i visitatori: “Uh, guarda quello quant’e’ grosso, guarda che denti!”. Sempre i soliti stupidi discorsi. “Pensa se mentre nuoti te ne ritrovi uno faccia a faccia!” “Mamma mia, e se si rompe il vetro?” E se si rompe il vetro che? Cosa credono, che lo squalo si metta ad inseguirli per tutto l’acquario? Povere bestie, creperebbero dalla paura...Ma in acqua...sono perfetti, non ti lasciano scampo, altro che paura. Da anni parlo con loro, dovrei essere abituato a tutto. Ma ogni tanto, quegli occhi, quegli occhi neri che ti fissano, sempre aperti, senza movimento, quegli occhi ti guardano dentro, ti guardano dritto in fondo al cuore, vanno a vedere dove si nasconde la tua paura. Sembra davvero che parlino, sembrano dirti “Lo sai, lo sai cosa ne sarebbe di te se fossimo in mezzo al mare, lo sai bene...”. Capiscono, si che capiscono. Capiscono che sono nati per cacciare, che qui devono accontentarsi di sardine, che devono sopportare i flash dei soliti imbecilli che scattano anche se non devono, capiscono che io gli voglio bene. Ma capiscono che al primo errore non mi perdonerebbero. Non perche’ siano cattivi. Ma perche’ sono squali. E loro lo sanno.


3. Luisa e Nuno Peixoto Ferreira

“Allora, ti e’ piaciuto l’acquario?”
“Si”
“E cosa ti e’ piaciuto di piu’? Le lontre, i pinguini?”
“I pinguini.”
“E perche’ i pinguini?”
“Perche’ sono buffi!”
Si, e’ vero sono buffi. E’ stata una buona idea quella di venire qui. Tutti i giorni al lavoro, mio figlio non lo vedo quasi mai. Con i turni poi, solo il bacio della buona notte ci resta. E pazienza se ha saltato un giorno di scuola, ne valeva la pena, per una volta.
“Mamma, mi compri un gelato?”
“Si, ma piccolo, che tra poco andiamo a mangiare, va bene?”
“Va bene. Ma posso scegliere quello da tre gusti?”
“Due, per ora solo due. Dopo quello da tre, piu’ tardi. Che gusti vuoi? Dai, dillo alla signorina”
“Fragola e stracciatella”
“Dillo alla signorina, non a me, dai, coraggio!”
“Fragola e stracciatella”
“E poi, come si dice?”
“Per favore”
“Bravo Francisco, sempre per favore si chiedono le cose”
E’ timido. Forse perche’ ha solo 7 anni. O forse perche’ e’ sempre solo. Chissa’, forse e’ normale per la sua eta’, mi faccio troppi problemi. Pero’ dovrei trovare un altro lavoro, piu’ regolare. Dovrei aiutarlo a fare i compiti, essergli piu’ vicino. Ma come faccio? Fernando si ammazza di lavoro giu’ al porto, non posso chiedergli di piu’. E uno stipendio solo non basta, non ce la facciamo. Un altro lavoro. Dove lo trovo a 40 anni uno che mi assume? Sempre e solo le pulizie, non ho mai fatto altro. E le ditte preferiscono assumere ragazzini, a loro basta che gli diano un lavoro poi fanno tutto quello che gli dici, senza protestare. Manco sanno cos’e’ un contratto a momenti.
“Ti piace il gelato?”
“Si”
“E adesso dove vuoi andare? Vuoi andare a vedere il fiume o vuoi andare al centro commerciale?”
“Al centro commerciale”
Buona idea, cosi’ diamo vediamo anche un po’ di negozi. E poi non c’e’ corrente, non vorrei che si buscasse qualcosa.
“Mamma, posso fare una foto con Babbo Natale?”
“No Francisco, prima finisci il gelato, poi vediamo”
Quattro euro per una foto con uno stupido travestito da Babbo Natale. Fanno di tutto per attrarre questi bambini. E Francisco cosa vuoi che ne sappia di euro? Meglio, meglio cosi’. Piu’ tardi capira’ come gira il mondo meglio sara’. Soldi, soldi, sempre e solo soldi, sembra che non esista altro. Quanto li odio questi dannati soldi. Si, li odio: intanto, pero’, se voglio comprare un maglioncino a mio figlio devo averli i soldi, senno’ niente maglioncino. Fino all’anno scorso c’era zia Fatima che ogni tanto confezionava qualcosa per il bambino: un maglioncino, un paio di pantaloni, una coperta per il letto...a lei piaceva cucire e le piaceva tanto Francisco. Poi e’ morta, se n’e’ andata in pochi mesi, pace all’anima sua. Era una brava donna...
Guarda a cosa penso...invece di essere triste per la morte di zia Fatima penso a quello che non posso piu’ risparmiare con i suoi regali. Che schifo...
“Francisco!”
“Mamma, il gelato...”
“Non e’ nulla signora, non si preoccupi”
“Mi dispiace, si e’ macchiato? Francisco, perche’ non guardi dove cammini?”
“No, non mi sono macchiato, e’ tutto a posto, lasci stare”
“Il mio gelato...”


4. Dario Almeida Pinto

Per poco non mi rovinava i pantaloni con quel gelato. Guardano le vetrine e si trascinano dietro i bambini. Imbecilli. Dov’e’ l’ascensore? Eccolo.
“A che piano?”
“Al parcheggio”
Speriamo di non incontrare traffico. Ma a quest’ora la maggior parte delle persone dovrebbe essere a pranzo. Vediamo se l’allarme funziona, la scorsa settimana mi ha dato dei problemi. No, tutto a posto, possiamo andare. Dovrei contattare il Dottor Lopes...adesso non me la sento, magari piu’ tardi. Non riesco a togliermi dalla testa questo affare con l’importatore cinese, non mi convince. Cellulare? Speriamo non sia Lopes...
“Pronto? Ah, buongiorno signorina, mi dica. No, oggi no, gli impegni sono numerosi. Anzi, cancelli i restanti appuntamenti sino alle 16. Bene. E mi informi se giungono novita’. Mia moglie?”
Ha ragione, le avevo promesso di andare a prendere Joao al termine della lezione di tennis. Niente da fare, il tempo non mi basta.
“La richiami e le dica che per il bambino e’ tutto a posto. Poi contatti quella ditta di noleggio con autista, come si chiama...si, quella: le dia l’indirizzo della scuola di mio figlio e l’orario di uscita. L’indirizzo di casa dovrebbero gia’ conoscerlo. A piu’ tardi”
Non mi convince. Hong Kong City Bank, chi l’ha mai sentita? Meglio lavorare con i cechi o con i polacchi, hai piu’ sicurezza. E poi gia’ sai con chi hai a che fare. Dove sono le sigarette? Dovrei smettere di fumare. Pero’, guarda qui: ne e’ passato di tempo da quando ero costretto a fumare le nazionali. Sigarette americane, auto tedesca, portachiavi dorato, sempre in giacca e cravatta... Mi e’ costato, certo che mi e’ costato. Ma ne e’ valsa la pena. Se avessi dato retta a Clara sarei ancora in quella fabbrica di cavi elettrici, magari oggi sarei capo reparto. Capo reparto! Ora quando entro in una fabbrica i capo reparto mi chiamano dottore anche se non lo sono. Isabel si che mi capisce. Forse perche’ e’ un po’ stronza. E poi, in fondo, chi non lo e’? Di nuovo?
“Pronto? Ah, sei tu. No, sono ancora nei pressi di Santa Apollonia. Cosa? Io? Hai voglia di scherzare, mi auguro! Perche’ non ci mandiamo qualcun altro invece? Pedro, ad esempio, smuovilo dalla scrivania e mandaci lui. Ma non saprei neppure dove lasciare l’auto! Cosa vuoi che posteggi la mia BMW davanti a quella specie di kasbha? Si, capirai, bella sicurezza al coperto, con il guardiano cinese...Si, lo so...Ho capito, ma...Va bene, va bene, d’accordo. Loggia 58. Ma vado a dare solo un’occhiata, intesi? Va bene, a dopo”.
Crepa, tu e Martim Moniz. Gli ordini, mi da’ adesso...con gentilezza, ma sempre ordini sono. Se non fosse il socio di maggioranza...pero’ se va male la cosa con i cinesi rischio pure io, questo se lo dimentica?
E dai, passa, l’ho dimenticata la freccia, e allora? Si, suona, suona, dove dovrai mai andare cosi’ di fretta poi...

 

5. Ho Hai Sang

“Alzati e fa’ qualcosa. Potresti darmi una mano, no? Vuoi restare su quelle scatole tutto il giorno? E’ ricco il signore, non deve lavorare lui! Ricco...ricco di pulci che fai schifo! Alza il culo e vieni ad aiutarmi!”
“Si, adesso arrivo...”
Non ci penso nemmeno ad alzarmi, sto cosi’ bene qui. Ly non capisce. Ci sono momenti in cui tutto cio’ che bisogna fare e’ rimanere dove ci si trova, rilassati, a godersi queste sensazioni. Per lei c’e’ solo il negozio, questo letamaio lei lo chiama negozio. Sembra un magazzino, scatole dappertutto, qualche camicia di seta appesa. Di solito questa scena mi fa venire il vomito, ma oggi no, chissa’ perche’...Forse perche’ oggi mi ricorda il mio paese. Stessa confusione, stessi rumori, stessa lingua. Mancano solo i topi. Cioe’, non e’ che qui non ci siano, ci sono eccome. Ma sono topi portoghesi, stanno nascosti, sguizzano tra una scatola e l’altra quando meno te lo aspetti, oppure aspettano la notte.. A Shangai ,invece, i topi ti fanno quasi compagnia. Anzi, sembra che il mercato sia il loro e che ti facciano lavorare solo perche’ gli fai pena. Ma si vede subito che li disturbi. No, oggi non ho proprio voglia di muovermi, mi sento come a casa. I portoghesi sono estranei qui. Vengono al centro commerciale di Martim Moniz per fare affari, per comprare a prezzi piu’ bassi. Appena varcano la porta d’ingresso assumono un’espressione strana, “Dove sono finito?”, glielo si legge in faccia. E’ buio il centro, e di bianchi in giro ne vedi pochi. Solo negri, qualche indiano, molti cinesi. Soprattutto qua in basso, al livello sotterraneo. Quando il portoghese arriva quaggiu’ capisce che questa non e’ piu’ Lisbona, diventa uno straniero in casa propria. Qui si parla cinese, si veste cinese, si mangia cinese, si vende e si compra cinese. Allora l’espressione gli diventa quasi di paura. Deve pensare cose del tipo “E se mi rapiscono?”. Ma va’, chi vuoi che ti rapisca...il portafoglio, quello si, ovvio, se non stai attento. E quando si decidono a comprare qualcosa sono uno spasso. Pensano che tutto il mondo parli la loro lingua, allora ti si avvicinano, ti indicano quello che vogliono comprare e per prima cosa ti chiedono uno sconto. Uno sconto, ma ti rendi conto? Tu stai qui, ti prendi 600, 700, 800 euro al mese e vieni a chiedere uno sconto a me che ho fatto il giro del mondo per mettere insieme due soldi. Peggio dei topi sono, quelli almeno rosicchiano per sopravvivere. E poi s’incazzano. Uh come s’incazzano quando fai finta di non capirli! Ly e’ maestra in questo, lo devo ammettere. Gli sbatte sotto il naso il meglio della mercanzia, capisce al volo quello che vorrebbe il cliente, ma quando si inizia a parlare di sconti mette su una vocina piagnucolante che le passa solo quando ha il denaro in mano. Con i turisti le cose vanno meglio. Sono piu’ ricchi, si vede, non stanno a fare tante storie per una manciata di centesimi. E poi sembra quasi che si divertano, non si aspettano di trovare una specie di Shangai nel centro di Lisbona. Anch’io vorrei girare, vorrei rivedere il mio paese, la mia famiglia. Ma non oggi. Oggi a casa gia’ mi ci sento. Ma cos’e’ questo fumo?




6. Ilda Relvas

“Signora si deve spostare da qua”
“Ah si? E come vendo?”
“Puo’ posizionarsi la’ sull’angolo della strada. Qui non puo’ rimanere, sta affumicando tutto il centro. Mi faccia il favore, si sposti piu’ in la’”
“Questo e’ il posto migliore per vendere. Se mi metto la’ sull’angolo chi viene a comprare? E cosa mangio ‘stasera, eh?”
“Signora, non insista. Ci sono gia’ delle lamentele, si sposti di qualche metro...”
“Lamentele? E chi e’ che si lamenta? Questi qua del centro, ‘sti stranieri? Io almeno vendo castagne arrostite, quelli la’ dentro invece lei lo sa cosa vendono, lo sa cosa succede li’ dentro, perche’ non andate a controllare tutti quegli africani, quei cinesi, eh? Io ci vivo con queste castagne, non faccio niente di male.”
“Signora mi mostri i documenti per favore”
“Che documenti?”
“La licenza c’e l’ha?”
“Che licenza?”
“Signora, non mi prenda in giro altrimenti le faccio sequestrare tutta la baracca, ha inteso?”
“Ho capito, ho capito, sono sempre i piu’ deboli che pagano, sempre con noi ve la prendete. Con gli altri no, eh? Perche’ due negri si lamentano io non posso piu’ vendere le castagne. Sempre la stessa storia, mica li controllate quelli la’, chissa’ perche’...”
“Scusi cosa ha detto?”
“Niente, niente, non importa, me ne vado, me ne vado...”
Brutti porci, maledetti negri, loro con i loro negozi. Il fumo gli da’ fastidio adesso. Vengono dalla merda, sono nati e sono sempre vissuti nella merda e adesso il fumo li disturba...E la polizia e’ anche peggio, li protegge invece di sbatterli in galera! La licenza! Una licenza per vendere castagne arrosto. Una volta non era cosi’, poi dicono “Ah, la democrazia!”, ma quando c’era ancora lui certe cose non succedevano. Sono anni che vendo castagne, tutti gli inverni, come mia madre, come mia nonna. E adesso non va’ piu’ bene, adesso gli da’ fastidio il fumo ai signori! Eccoci sull’angolo, adesso vediamo quante ne vendiamo. Con una vecchia se la prendono...vecchia, si sono vecchia ormai...e mi pesa andare al mercato della frutta a prendere i sacchi di castagne. Mi pesa ma devo farlo, devo vivere in qualche modo. Non ho uno straccio di pensione. Ho sgobbato tutta una vita, nei campi di mio padre, a vendere castagne, aiutando mio marito, ho sempre lavorato io, non come questi africani, solo buoni per rubare e vendere porcherie. Ho lavorato tutta una vita e ora lo Stato mi passa quattro soldi, “euro” come li chiamano adesso, giusto per non crepare di fame. E mi va’ gia’ bene che posso dormire in casa di mio genero, senno’ sui marciapiedi dovrei rimanere, come fa’ Adelina. O come faceva Rita; Rita, poveraccia. Mi ricordo ancora quando l’hanno trovata al mattino, se ne stava li’, sotto i cartoni, sembrava che dormisse, con gli occhi chiusi. Quando e’ arrivato l’agente le ha dato un’occhiata, come quelle che si danno alle carcasse degli animali, ha chiamato l’ambulanza e poi si e’ messo ad allontanare i curiosi. Io ero li’ che piangevo, ci conoscevamo fin da piccole, non doveva morire cosi’, almeno in un letto, dico io, no in mezzo ad una strada, tra i drogati, le puttane e tutto il resto. Una volta era diverso, una volta era tanto diverso...poveri, eravamo tutti poveri ma ci si aiutava, non come ora che...
“Ehi, Ilda, ti hanno trasferito, eh?”
“’Sta zitto che e’ meglio...”
“Dai, non te la prendere e dammi un po’ di castagne”
“Si, non te la prestono, facile a dirsi...quante ne vuoi, una dozzina, come al solito?”
“Si, dodici. Quant’e’?”
“Uno e cinquanta, come al solito. E a te come ti vanno gli affari?”
“Boh, come sempre, come vuoi che vada, siamo in troppi qui a Lisbona, ci sono piu’ taxi che auto...ahi, scottano!”
“E certo che scottano, le ho appena tolte dalla brace”
“Mi rimetto in marcia, vediamo di raccogliere qualche cliente.”
“Ciao Miguel”



7. Gil Rola Neves

Uno e cinquanta...le compro castagne tutti i giorni, una volta potrebbe anche regalarmene un cartoccio...E adesso perche’ non parte? Forza, forza, un piccolo sforzo...cosi’, bravo! Si, pero’ dovrei cambiarlo questo motorino d’avviamento, prima o poi mi lascia a piedi del tutto. Dovrei metterne su uno nuovo, ma figurati, con i prezzi della Mercedes...e’ che con quelli rigenerati e’ sempre una sorpresa, questo avra’ si e no 80.000 chilometri e gia’ fa’ le bizze...
“Prego? Si, e’ libero, salga pure. Dove la porto?”
“Alla Chiesa della Grazia: ci vorra’ molto?”
“No, se non c’e’ traffico in dieci minuti ci siamo”
“Uhm, che profumo di castagne!”
“Oh, mi scusi, vuol favorire? Le ho comprate proprio adesso”
“No, la ringrazio, e’ che mi piaceva l’odore. Sa di Natale”
“Gia’, proprio vero”
“Scusi, posso farle una domanda?”
“Dica”
“Perche’ il suo taxi e’ verde e nero? Tutti gli altri sono di color crema”
“Eh eh...questo e’ un reperto archeologico, o meglio, non offendiamo, questo e’ un taxi d’annata! Una volta i taxi erano tutti di questo colore, poi, un bel giorno, hanno deciso di cambiare. Ma non era obbligatorio ridipingerli, cosi’ io ho preferito i colori originali”
“Ed anche il motore e’ sempre lo stesso?”
“Certo! 438.527 chilometri, mica pochi, eh? E poi dicono che bisogna sempre risparmiare: ho speso una bella cifra all’epoca per comprarlo, lo avesse visto, era nuovo di zecca, uno splendore! E pensi che lo uso solo in citta’, pensi l’usura di tutte le parti meccaniche! Questi tedeschi quando ci si mettono le cose le sanno fare. Sapesse quanti miei colleghi hanno preferito spendere meno, magari per un’auto piu’ alla moda, italiana o francese: tutti a piedi sono rimasti, ma io no, sempre in giro con il mio taxi verde e nero! Queste sono soddisfazioni! Sa, io col taxi ci passo 10, 11, anche 12 ore al giorno, faccio fatica a consederarlo slo una macchina, e’ un po’ una parte di me, gli parlo anche, magari mi prende per matto, pero’ gli parlo!”
“Ma non si guasta mai?”
“Beh, certo, ogni tanto qualche magagna salta fuori, cosa vuole, i suoi annetti ce li ha: ma nulla di grave, e poi, con tutti i tagliandi regolari, solo pezzi originali eh, intendiamoci! Questo e’ la chiesa: a che altezza la lascio?”
“Qui in fondo va bene, faccio ne approfitto per fare due passi fino all’esplanada”
“Buona idea, il tempo si e’ aggiustato, magari ora si vede bene pure il fiume”
“Gia’, andro’ a controllare! Quanto le devo?”
“Sono 3 e 80”
“Eccoli, la ringrazio e buona giornata!”
“Anche a lei”
Poteva anche arrotondare...spilorci!