Parte Seconda | |
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![]() 2. Joao Miguel Costa “Beh? Cos’e’ questa storia? Non ti piacciono piu’ le sardine adesso? Le hai sempre mangiate! Stiamo invecchiando, eh? Eh, il tempo passa per tutti amico mio, anche per gli squali! Sarai mica malato? Domattina sara’ meglio chiamare il dottore, che ne dici? Una visitina non fa mai male, specialmente alla tua eta’...” Mi guarda con quegli occhi fissi, inespressivi. Ma sembra che capisca, sono sicuro che capisce. Sono anni che mi vede, anni che gli parlo. Parlo con tutti gli animali dell’acquario, senza distinzione. Altro che stupidi, capiscono, eccome se capiscono. Dicono dei delfini. Si, va bene, begli animali, molto socievoli. Ma i pinguini? E gli squali? Mi fanno ridere i visitatori: “Uh, guarda quello quant’e’ grosso, guarda che denti!”. Sempre i soliti stupidi discorsi. “Pensa se mentre nuoti te ne ritrovi uno faccia a faccia!” “Mamma mia, e se si rompe il vetro?” E se si rompe il vetro che? Cosa credono, che lo squalo si metta ad inseguirli per tutto l’acquario? Povere bestie, creperebbero dalla paura...Ma in acqua...sono perfetti, non ti lasciano scampo, altro che paura. Da anni parlo con loro, dovrei essere abituato a tutto. Ma ogni tanto, quegli occhi, quegli occhi neri che ti fissano, sempre aperti, senza movimento, quegli occhi ti guardano dentro, ti guardano dritto in fondo al cuore, vanno a vedere dove si nasconde la tua paura. Sembra davvero che parlino, sembrano dirti “Lo sai, lo sai cosa ne sarebbe di te se fossimo in mezzo al mare, lo sai bene...”. Capiscono, si che capiscono. Capiscono che sono nati per cacciare, che qui devono accontentarsi di sardine, che devono sopportare i flash dei soliti imbecilli che scattano anche se non devono, capiscono che io gli voglio bene. Ma capiscono che al primo errore non mi perdonerebbero. Non perche’ siano cattivi. Ma perche’ sono squali. E loro lo sanno. |
5. Ho Hai Sang “Alzati e fa’ qualcosa. Potresti darmi una mano, no? Vuoi restare su quelle scatole tutto il giorno? E’ ricco il signore, non deve lavorare lui! Ricco...ricco di pulci che fai schifo! Alza il culo e vieni ad aiutarmi!” “Si, adesso arrivo...” Non ci penso nemmeno ad alzarmi, sto cosi’ bene qui. Ly non capisce. Ci sono momenti in cui tutto cio’ che bisogna fare e’ rimanere dove ci si trova, rilassati, a godersi queste sensazioni. Per lei c’e’ solo il negozio, questo letamaio lei lo chiama negozio. Sembra un magazzino, scatole dappertutto, qualche camicia di seta appesa. Di solito questa scena mi fa venire il vomito, ma oggi no, chissa’ perche’...Forse perche’ oggi mi ricorda il mio paese. Stessa confusione, stessi rumori, stessa lingua. Mancano solo i topi. Cioe’, non e’ che qui non ci siano, ci sono eccome. Ma sono topi portoghesi, stanno nascosti, sguizzano tra una scatola e l’altra quando meno te lo aspetti, oppure aspettano la notte.. A Shangai ,invece, i topi ti fanno quasi compagnia. Anzi, sembra che il mercato sia il loro e che ti facciano lavorare solo perche’ gli fai pena. Ma si vede subito che li disturbi. No, oggi non ho proprio voglia di muovermi, mi sento come a casa. I portoghesi sono estranei qui. Vengono al centro commerciale di Martim Moniz per fare affari, per comprare a prezzi piu’ bassi. Appena varcano la porta d’ingresso assumono un’espressione strana, “Dove sono finito?”, glielo si legge in faccia. E’ buio il centro, e di bianchi in giro ne vedi pochi. Solo negri, qualche indiano, molti cinesi. Soprattutto qua in basso, al livello sotterraneo. Quando il portoghese arriva quaggiu’ capisce che questa non e’ piu’ Lisbona, diventa uno straniero in casa propria. Qui si parla cinese, si veste cinese, si mangia cinese, si vende e si compra cinese. Allora l’espressione gli diventa quasi di paura. Deve pensare cose del tipo “E se mi rapiscono?”. Ma va’, chi vuoi che ti rapisca...il portafoglio, quello si, ovvio, se non stai attento. E quando si decidono a comprare qualcosa sono uno spasso. Pensano che tutto il mondo parli la loro lingua, allora ti si avvicinano, ti indicano quello che vogliono comprare e per prima cosa ti chiedono uno sconto. Uno sconto, ma ti rendi conto? Tu stai qui, ti prendi 600, 700, 800 euro al mese e vieni a chiedere uno sconto a me che ho fatto il giro del mondo per mettere insieme due soldi. Peggio dei topi sono, quelli almeno rosicchiano per sopravvivere. E poi s’incazzano. Uh come s’incazzano quando fai finta di non capirli! Ly e’ maestra in questo, lo devo ammettere. Gli sbatte sotto il naso il meglio della mercanzia, capisce al volo quello che vorrebbe il cliente, ma quando si inizia a parlare di sconti mette su una vocina piagnucolante che le passa solo quando ha il denaro in mano. Con i turisti le cose vanno meglio. Sono piu’ ricchi, si vede, non stanno a fare tante storie per una manciata di centesimi. E poi sembra quasi che si divertano, non si aspettano di trovare una specie di Shangai nel centro di Lisbona. Anch’io vorrei girare, vorrei rivedere il mio paese, la mia famiglia. Ma non oggi. Oggi a casa gia’ mi ci sento. Ma cos’e’ questo fumo? ![]() 6. Ilda Relvas “Signora si deve spostare da qua” “Ah si? E come vendo?” “Puo’ posizionarsi la’ sull’angolo della strada. Qui non puo’ rimanere, sta affumicando tutto il centro. Mi faccia il favore, si sposti piu’ in la’” “Questo e’ il posto migliore per vendere. Se mi metto la’ sull’angolo chi viene a comprare? E cosa mangio ‘stasera, eh?” “Signora, non insista. Ci sono gia’ delle lamentele, si sposti di qualche metro...” “Lamentele? E chi e’ che si lamenta? Questi qua del centro, ‘sti stranieri? Io almeno vendo castagne arrostite, quelli la’ dentro invece lei lo sa cosa vendono, lo sa cosa succede li’ dentro, perche’ non andate a controllare tutti quegli africani, quei cinesi, eh? Io ci vivo con queste castagne, non faccio niente di male.” “Signora mi mostri i documenti per favore” “Che documenti?” “La licenza c’e l’ha?” “Che licenza?” “Signora, non mi prenda in giro altrimenti le faccio sequestrare tutta la baracca, ha inteso?” “Ho capito, ho capito, sono sempre i piu’ deboli che pagano, sempre con noi ve la prendete. Con gli altri no, eh? Perche’ due negri si lamentano io non posso piu’ vendere le castagne. Sempre la stessa storia, mica li controllate quelli la’, chissa’ perche’...” “Scusi cosa ha detto?” “Niente, niente, non importa, me ne vado, me ne vado...” Brutti porci, maledetti negri, loro con i loro negozi. Il fumo gli da’ fastidio adesso. Vengono dalla merda, sono nati e sono sempre vissuti nella merda e adesso il fumo li disturba...E la polizia e’ anche peggio, li protegge invece di sbatterli in galera! La licenza! Una licenza per vendere castagne arrosto. Una volta non era cosi’, poi dicono “Ah, la democrazia!”, ma quando c’era ancora lui certe cose non succedevano. Sono anni che vendo castagne, tutti gli inverni, come mia madre, come mia nonna. E adesso non va’ piu’ bene, adesso gli da’ fastidio il fumo ai signori! Eccoci sull’angolo, adesso vediamo quante ne vendiamo. Con una vecchia se la prendono...vecchia, si sono vecchia ormai...e mi pesa andare al mercato della frutta a prendere i sacchi di castagne. Mi pesa ma devo farlo, devo vivere in qualche modo. Non ho uno straccio di pensione. Ho sgobbato tutta una vita, nei campi di mio padre, a vendere castagne, aiutando mio marito, ho sempre lavorato io, non come questi africani, solo buoni per rubare e vendere porcherie. Ho lavorato tutta una vita e ora lo Stato mi passa quattro soldi, “euro” come li chiamano adesso, giusto per non crepare di fame. E mi va’ gia’ bene che posso dormire in casa di mio genero, senno’ sui marciapiedi dovrei rimanere, come fa’ Adelina. O come faceva Rita; Rita, poveraccia. Mi ricordo ancora quando l’hanno trovata al mattino, se ne stava li’, sotto i cartoni, sembrava che dormisse, con gli occhi chiusi. Quando e’ arrivato l’agente le ha dato un’occhiata, come quelle che si danno alle carcasse degli animali, ha chiamato l’ambulanza e poi si e’ messo ad allontanare i curiosi. Io ero li’ che piangevo, ci conoscevamo fin da piccole, non doveva morire cosi’, almeno in un letto, dico io, no in mezzo ad una strada, tra i drogati, le puttane e tutto il resto. Una volta era diverso, una volta era tanto diverso...poveri, eravamo tutti poveri ma ci si aiutava, non come ora che... “Ehi, Ilda, ti hanno trasferito, eh?” “’Sta zitto che e’ meglio...” “Dai, non te la prendere e dammi un po’ di castagne” “Si, non te la prestono, facile a dirsi...quante ne vuoi, una dozzina, come al solito?” “Si, dodici. Quant’e’?” “Uno e cinquanta, come al solito. E a te come ti vanno gli affari?” “Boh, come sempre, come vuoi che vada, siamo in troppi qui a Lisbona, ci sono piu’ taxi che auto...ahi, scottano!” “E certo che scottano, le ho appena tolte dalla brace” “Mi rimetto in marcia, vediamo di raccogliere qualche cliente.” “Ciao Miguel” ![]() |
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